martedì 13 febbraio 2007

Le luci della sera

Triste, splendia Finlandia

Recitazione antinaturalistica, paesaggi urbani alieni, gli scantinati di una Helsinki fredda, dura e incomprensibiile come l'atrio di una banca: l'estetica dei film di Aki Kaurismaki è tanto riconoscibile quanto la sua poetica, tutta rivolta a indagare l'animo di chi vive al margine. A volte alle umiliazioni segue il riscatto, come in "L'uomo senza passato".

Altre volte no, ed è questo il caso di "Le luci della sera", un film spietatamente pessimista, quasi manicheo nella rappresentazione dei rapporti di forza tra le persone e le classi sociali. Koistinen, il protagonista, lavora come guardia giurata in un centro commerciale. E' solo, e forse non ha mai avuto una donna. Un giorno viene avvicinato da una ragazza bionda, che gli fa credere di essere interessata a lui. In realtà è una scusa per sottrargli i codici dell'allarme e compiere un furto di cui lo stesso Koistinen verrà accusato.

Ultima parte di un'ideale trilogia dedicata ai perdenti, "Le luci della sera" non è un film facile, né consolatorio. Potrebbe essere un film muto, e infatti si ispira apertamente a Chaplin nella ricerca delle inquadrature, nella regia degli attori e, come è stato fatto notare, nella capacità di concludere con un happy ending triste. Da vedere, sapendo che vi lascerà il magone.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Mi è piaciuto molto, Kaurismaki è un genio.

barcamp Romagna