sabato 3 febbraio 2007

La ricerca della felicità

L'incubo americano

Io lo odio Gabriele Muccino. Non solo fa il mestiere che chiunque si occupi di cinema vorrebbe fare. Non solo ha firmato alcuni dei film di maggiore successo degli ultimi anni in Italia. Non solo ha lanciato come attore un parente a cui mancano sette consonanti e due vocali, l'antitesi stessa della dizione. Non solo. No, adesso se ne vola a Hollywood, fa un film con una star come Will Smith e vende una marea di biglietti, al di qua e al di là dell'oceano. “La ricerca della felicità” è il tipico film che un critico non può fare a meno di odiare. E' cinico, manipolatorio, asfittico nella sua riproposizione di tematiche viste e riviste. I sogni degli sfigatissimi eroi di Muccino sembrano usciti da un corso di autostima per corrispondenza. Il padre prima dice al figlio “Se hai un sogno, tu lo devi proteggere. Se vuoi qualcosa, vai e inseguila”, poi finisce in galera perché non ha pagato una multa e il fisco gli rasa a zero il conto corrente. La felicità coincide con una giacca, una cravatta e un lavoro da squalo in un acquario di squali. Un incubo, più che un sogno americano. Però Muccino tecnicamente è un genio, è veramente bravissimo. Riesce a tenere alta la tensione con una storia triste triste di terza mano, la solita sceneggiatura di riscatto del perdente. E poi quanti italiani sono riusciti a girare un film in America dopo Sergio Leone, con una star come Will Smith? Io lo odio Gabriele Muccino.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Sei riuscito a farmi vedere il film da un'altra prospettiva...

Ah, dimenticavo. Grazie per la prefazione! Ti invierò il pdf prima che venga "pubblicato".

barcamp Romagna