martedì 26 dicembre 2006

In viaggio con Evie

Provaci ancora, Ron(f)

E Pippo. E il principe azzurro. E Obelix. E l'onorevole Bondi. Quando sei una “spalla” non hai nemmeno il privilegio di un nome proprio: la congiunzione ti precede sempre. Per il fulvicrinito Rupert Grint – il celeberrimo Ron Weasley di Harry Potter – deve essere stata una ghiotta occasione. Un film da protagonista per uscire dall'ombra del maghetto con gli occhiali. Hermione guardami, ci sono anch'io.

“In viaggio con Evie” è il tipico romanzo di formazione, al centro del quale figura il timido quasi-diciottenne Ben, figlio unico di un pastore anglicano e di una madre bacchettona che predica bene e razzola un po' peggio. Animo poetico, sguardo spiritato, il ragazzo si trova a fare da assistente a un'anziana attrice shakespeariana beona e scurrile, che lo costringe ad accompagnarla in un tragicomico viaggio fino a Edimburgo. In Scozia Ben scoprirà l'amore fisico e il piacere di decidere con la sua testa.

La pellicola scorre leggera e british, un po' troppo garbata, senza mai risolvere davvero i climax che accumula. Si capisce come il regista Jeremy Brock abbia compiuto un viaggio a ritroso nella sua biografia e all'ultimo momento abbia perso il coraggio di infierire. In più, come chiarisce il titolo italiano, la vera protagonista del film è Julie Walters, una “Evie” tanto antipatica e debordante quanto irresistibile.

Grint non fa una malvagia figura, ma a tratti lo si dimenticherebbe, se fosse possibile ignorare il semaforo rosso che si porta in testa. Hermione, insomma, sarà per un'altra volta.

domenica 10 dicembre 2006

Anplagghed, al cinema

Tutto il resto è video

E' inutile scandalizzarsi e atteggiarsi a puristi. Se “Anplagghed” è primo nella classifica dei film di dicembre una ragione ci sarà. E' evidente che la riproposizione su pellicola dell'ultimo spettacolo di Aldo, Giovanni e Giacomo non è “cinema” come lo intendono i critici.

Non c'è storia, regia, montaggio: solo un'accozzaglia di sketch teatrali mediamente divertenti, talvolta esilaranti, spesso meno. Ma cosa definisce l'esperienza cinematografica? In un mondo in cui il “cinema” viene visionato sui cellulari, sugli Ipod, sui computer, nella lavatrice, insomma in qualsiasi luogo purché non sia una sala buia insieme ad altre persone, vale la pena ricordare che l'essenza del “cinema” in realtà è proprio questa: una trance collettiva indotta dalla visione di immagini a 24 fotogrammi al secondo, all'interno di un luogo buio a ciò esclusivamente deputato.

Il resto – le teorie, gli attori, le follie dei registi – sono contingenze, destinate a svanire nel nulla. Quando decine di persone condividono la stessa emozione di fronte a uno schermo illuminato, tutte insieme e ognuna per conto proprio, quello è “cinema”, perché il cinema è della gente. E non importa se proietti la settimana Incom, Fellini, Jerry Lewis o Aldo, Giovanni e Giacomo. Finché c'è gente al cinema, il cinema esisterà. Tutto il resto è video.

domenica 3 dicembre 2006

Marie Antoinette

Sofia o Antonietta?

Maria Antonietta, la moglie di Luigi XVI, era finora nota ai più per l'immortale frase “Il popolo ha fame e non c'è più pane? Dategli delle brioches”. Un'ingiustizia storica per Sofia Coppola, che ci mostra invece la vicenda di una quindicenne sola, scaraventata al fianco di un salame di marito. Costretta a rifugiarsi (poverina) tra balli sfarzosi, vestiti, diamanti e collezioni di cani finirà ghigliottinata.

Come film storico, Marie Antoinette trascura forse un po' troppo la Storia. La ricostruzione della Versailles del '700 è deliziosa, e l'idea di associare i costumi d'epoca alla musica rock, per quanto non nuova, funziona. Kirsten Dunst (la fidanzatina di Spiderman) è bravissima e il suo viso senza età le consente di essere credibile sia come quattordicenne che come trentenne. Ma l'imminente rivolta che cambierà la Francia e il mondo intero è appena accennata, e l'idea di far passare Maria Antonietta come un giglio travolto dagli eventi è bizzarra. È vero che lasciò l'Austria giovanissima per sposarsi, ma a quei tempi era abbastanza normale. E quando salì sul patibolo l'età dell'innocenza era finita da un pezzo. Un film discreto, insomma, da non perderci la testa.

barcamp Romagna