venerdì 27 maggio 2005

The interpreter

Era dai tempi di “La mia Africa” che Sidney Pollack non frequentava i misteri e le malìe del continente nero. Anche “The interpreter”, il suo nuovo film, ha al centro la passione di una donna bianca per quelle terre, ma la storia è ambientata per la maggior parte nei corridoi e nelle sale del palazzo delle Nazioni Unite di New York, visto per la prima volta al cinema nei suoi interni originali.

Nel film Nicole Kidman è Silvia, bionda traduttrice con il doppio passaporto africano e statunitense, una delle poche persone al mondo a conoscere la lingua dell’immaginario staterello del Matabo. La nazione è governata dal dittatore Zuwanie, trasformatosi da benefattore a persecutore del proprio popolo. Un giorno, dalla sua cabina, Silvia ascolta per caso il piano per uccidere Zuwanie durante il discorso che dovrà tenere di fronte all’assemblea dei delegati. Da qui si dipana una storia di pericoli e minacce, sulle tracce di un passato doloroso che nemmeno l’agente dei servizi segreti mandato a sorvegliarla – interpretato dal divo del cinema “contro” americano Sean Penn – sembra in grado di poter neutralizzare.

“The interpreter” è un buon thriller politico, un po’ vecchia maniera, in cui non mancano i momenti spettacolari e i colpi di scena. Pollack – che negli anni Settanta firmò un capolavoro del genere come “I tre giorni del Condor” - è forse lontano dalla forma dei giorni migliori, ma ha il merito di ricordare al mondo occidentale che l’Onu, e non un campo di battaglia, dovrebbe essere il luogo deputato alla risoluzione delle controversie internazionali.

domenica 15 maggio 2005

Non aver paura

Uno degli spot della campagna di Bush contro Kerry che si rivelarono più efficaci mostrava un branco di lupi pronti a scagliarsi contro l’America se il candidato democratico avesse vinto. Morale della favola? La paura, e non l’amore, è il sentimento che muove il mondo, tutto sta a trovare quella giusta. Partendo da questo assunto psicologico – in verità non più così originale - il regista di Non aver paura, Angelo Longoni (Naja), ha scelto di contaminare i generi, miscelando giallo psicologico, thriller e dramma familiare.

Franco e Laura (Alessio Boni e Laura Morante, sempre bellissima) si sono separati da poco: lei ha tradito e lui non ha perdonato. La donna accusa l’ex marito di non passarle abbastanza denaro e intanto lavora in una chat line erotica. Di nascosto, perché l’uomo - ossessionato dall’idea di ottenere l’affidamento del figlio di nove anni, Luca (Andrea Ragno) – potrebbe sfruttare la cosa a suo vantaggio. Mentre odio e rancore cominciano a farsi strada anche nella mente del bambino, che ha sviluppato un amico immaginario dal carattere opposto al proprio, una misteriosa minaccia appare all’orizzonte: un cliente pedofilo che sembra conoscere molte cose della vita privata di Laura...

Preso come film di genere Non aver paura sarebbe limitato (ricorda, a tratti, certe produzioni anni ‘80) ma potrebbe funzionare, grazie alle scene inquietanti girate col piccolo protagonista e il suo gemello. Purtroppo le pretenziose suggestioni sociali sul tema del doppio pasticciano il tutto, sgonfiano il climax. Ci sono cose di cui un regista dovrebbe avere una sacrosanta paura: far la morale in modo così sfacciato, ad esempio. Nemmeno Hitchcock si è mai permesso.

sabato 7 maggio 2005

Le conseguenze dell'amore

Di solito il giudizio va al termine, ma in questo caso farò un’eccezione. «Le conseguenze dell’amore» (trionfatore agli ultimi David di Donatello) è un film strepitoso, da vedere assolutamente. Uno di quei rari lavori in cui la qualità della scrittura, l’abilità degli interpreti e la visione registica sublimano fuori dalle convenzioni, in una compiutezza che va oltre gli schemi della narrazione, specie quella televisiva.

La trama? In realtà per una pellicola come questa non ha importanza, e non farò l’errore di svelarvela: contano gli spazi, i silenzi, il non detto.

C’è uno spunto iniziale, certo: un uomo che da otto anni vive solo in un albergo in Svizzera, senza allontanarsi mai. È un esiliato? Un pazzo? Qual è il segreto inconfessabile di Titta Di Girolamo? Ogni uomo ne ha uno, o più di uno, e i suoi li vediamo rotolare fuori dalle carte da parati e geografiche, come aghi che pungono senza più ferire. Su questa intuizione noir il regista Paolo Sorrentino innesta tessuti pulsanti di thriller, azione e commedia, con uno stile molto originale, meno efferato dei modelli americani e allo stesso tempo meno consolatorio. Il controllo maniacale della fotografia, della colonna sonora e delle ambientazioni contribuiscono a trasmettere l'effetto di straniamento generale, sempre tenendo conto che anche i più arditi movimenti di macchina scompaiono di fronte all'intensità plumbea di Toni Servillo, semplicemente gigantesco.

Le “conseguenze dell’amore” del titolo sono quelle scatenate dal contatto impalpabile con una giovane donna (Olivia Magnani, nipote di Nannarella), forse il momento meno riuscito della storia, il più difficile da spiegare razionalmente. Ma quando i segreti si svelano e i giudizi morali s'invertono non importa più: restano la dissoluzione, il riscatto e un film di gran classe.

barcamp Romagna