domenica 25 marzo 2007

300


Pretendere di fare riscrivere a Frank Miller la storia delle Termopili è come affidare a Robocop il ministero degli Interni.

L'autore di fumetti americano – assurto alle cronache cinematografiche per il discutibile Sin City – conosce tutti i mezzi e mezzucci per tenere avvinto il lettore alla pagina disegnata. Le sue storie, dalla riscrittura di Devil in poi, sono sempre popolate di supereroi tormentati, nemici tanto potenti quanto abietti, tonnellate di violenza, teste rotolanti e valanghe di sangue e sesso, possibilmente perverso. Pura exploitation, dunque, destinata a solleticare gli istinti più bassi, ed è ridicolo affermare altrimenti, anche se per molti appassionati di strisce Miller ha la valenza di un semidio.

Tutti gli elementi dello stile dell'autore di "Batman: anno uno" li ritroviamo in "300", peplumaccio firmato da Zack Snyder con abbondante uso di computer grafica ed effetti speciali. Il film – campione di incassi in America - ha suscitato alte polemiche per i suoi presunti collegamenti con la situazione internazionale.

In realtà leggere in questa graphic novel, scritta nel 1995, una metafora dello scontro tra Usa e Iran è un'operazione capziosa e un po' irritante. Come pretendere che stare seduti due ore di fronte a degli omaccioni depilati in mutande sia il massimo della virilità.

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barcamp Romagna