In viaggio con Evie
Provaci ancora, Ron(f)
E Pippo. E il principe azzurro. E Obelix. E l'onorevole Bondi. Quando sei una “spalla” non hai nemmeno il privilegio di un nome proprio: la congiunzione ti precede sempre. Per il fulvicrinito Rupert Grint – il celeberrimo Ron Weasley di Harry Potter – deve essere stata una ghiotta occasione. Un film da protagonista per uscire dall'ombra del maghetto con gli occhiali. Hermione guardami, ci sono anch'io.
“In viaggio con Evie” è il tipico romanzo di formazione, al centro del quale figura il timido quasi-diciottenne Ben, figlio unico di un pastore anglicano e di una madre bacchettona che predica bene e razzola un po' peggio. Animo poetico, sguardo spiritato, il ragazzo si trova a fare da assistente a un'anziana attrice shakespeariana beona e scurrile, che lo costringe ad accompagnarla in un tragicomico viaggio fino a Edimburgo. In Scozia Ben scoprirà l'amore fisico e il piacere di decidere con la sua testa.
La pellicola scorre leggera e british, un po' troppo garbata, senza mai risolvere davvero i climax che accumula. Si capisce come il regista Jeremy Brock abbia compiuto un viaggio a ritroso nella sua biografia e all'ultimo momento abbia perso il coraggio di infierire. In più, come chiarisce il titolo italiano, la vera protagonista del film è Julie Walters, una “Evie” tanto antipatica e debordante quanto irresistibile.
Grint non fa una malvagia figura, ma a tratti lo si dimenticherebbe, se fosse possibile ignorare il semaforo rosso che si porta in testa. Hermione, insomma, sarà per un'altra volta.
1 commento:
Mi trovo abbastanza d'accordo con la recensione, però quanto è lento questo film!
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