Chicken Little
Attenzione, c’è un virus dilagante che sta colpendo l’Italia intera. Prende alla testa, specialmente in alta quota, e produce la cosiddetta “influenza comunicativa”. Si manifesta con giramenti del capo, carenza di fosforo, alterazione sistematica della realtà e affermazioni compulsive del tipo: “Siamo stati bravissimi, ma non siamo stati capaci di comunicarlo”. Il temibile bacillo recentemente ha colpito anche il presidente del Consiglio. Con un’influenza così in giro l’aviaria dovrebbe fare meno paura del raffreddore, ma questo è un Paese strano, in cui le malattie a volte hanno decorsi imprevedibili, specie sui giornali e in televisione.
Se gli italiani ormai non mangiano più pollo, speriamo almeno che non rinuncino a “Chicken Little – Amici per le penne”, il film che la Disney dedica a un mondo, quello dei volatili da cortile, che tanti personaggi ha prestato al cinema di animazione e non solo. E’ la prima pellicola computerizzata girata senza l’ausilio della Pixar di Steve Jobs, e la differenza a livello grafico e tecnologico si avverte. La critica però ha apprezzato la storia divertente, garbata, ricca di rimandi al mondo della fantascienza anni ’50. Da parte mia non posso non notare un prestito narrativo da Uderzo&Goscinny – Chicken Little, come i Galli di Asterix, ha paura che “il cielo gli cada sulla testa” - e un omaggio divertito ai personaggi che animarono le storie di Paperino degli anni ’30, con uno splendido Aldo Cotechino nella parte che fu di Meo Porcello.
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