lunedì 28 gennaio 2008

Traslochi

Mi sono trasferito

domenica 22 aprile 2007

 Al via il corso per cineoperatori di Forlì.TV

Università di registi

Le lezioni partiranno il 2 maggio

Cominciamo col dire che le iscrizioni, se non siete velocissimi, sono già chiuse. Le selezioni per il primo corso gratuito per telecineoperatori di Forlì.TV - la web tv universitaria che trasmette all'omonimo indirizzo web - rimangono aperte, infatti, fino al 25 aprile, ma vale comunque la pena tentare. Le lezioni, tenute dallo staff della redazione di Forlì.tv, inizieranno il 2 maggio e si articoleranno in 3 incontri pomeridiani presso il laboratorio multimediale del Polo Scientifico-Didattico di Forlì in Via Pratella, 14. Si apprenderà come realizzare un video dalla sceneggiatura alla ripresa, passando per le tecnologie che permettono l'integrazione di prodotti multimediali sul web. L'idea è quella di formare una nuova generazione di appassionati in grado di contribuire al progetto multimediale dell'ateneo.
Il corso sarà aperto a un massimo di 20 studenti, selezionati con un test motivazionale. I requisiti per l'ammissione sono la conoscenza dell'uso del PC e buone doti di scrittura di testi di taglio giornalistico. Per informazioni e per iscriversi al test occorre inviare un messaggio all'indirizzo e-mail redazione@forli.tv specificando nomecognome e città di residenza.

domenica 15 aprile 2007

 A Forlì lo "Human rights nights film festival"


Il cinema dei diritti


Tre giorni di proiezioni, dal 18 al 20 aprile

Si snoda tra Bologna e Forlì lo "Human Rights Nights Film Festival", manifestazione di cinema e arti dedicata dall'Alma Mater ai diritti umani e alla "resistenza visuale". La nostra città ospita la tre giorni conclusiva a partire da mercoledì 18 aprile. Si parte alle 15,30 nell'aula magna di corso della Repubblica 88, con un tema di grande attualità: "Acqua preziosa", raccontato attraverso una serie di corti e mediometraggi italiani e stranieri. Alle 18.30 alla sala Valverde (via Valverde 15) verrà proiettato "Souvenir Srebrenica", prodotto in occasione del decimo anniversario del massacro in Bosnia. Seguono bicchierata col regista Luca Rosini e replica in lingua originale dei film del pomeriggio. Giovedì 19 aprile, sempre in corso della Repubblica alle 15.30, il focus è su "Azzurro e rosa... i diritti dei bambini e delle donne". Alle 21 ci si sposta alla sala polivalente Valverde per la visione del reportage di George Clooney "Journey to Darfur" e il dibattito. Si chiude venerdì con due proiezioni sul tema "Medio Oriente: guerra eterna", in aula magna a partire dalle 16. Ai docenti delle facoltà forlivesi il compito di contestualizzare le tre giornate, con interventi e dibattiti. Per informazioni: http://www.humanrightsnights.org.

sabato 7 aprile 2007

 Al San Biagio di Cesena un festival sul backstage


Signori della giuria

E' possibile votare iscrivendosi gratuitamente


Solenni come Gian Luigi Rondi o esotici come Wong Kar Wai? Fare il giurato in un festival cinematografico è il piccolo grande sogno di ogni cinefilo. Un sogno che il Cinema San Biagio di Cesena, una delle sale d'essai più attive della zona, si accinge a realizzare per tutti coloro che vorranno partecipare alla giuria popolare del "Backstage Film Festival".  Il programma della manifestazione, in scena dall'11 al 13 aprile, si articola in diverse sezioni che indagano i retroscena del fare cinema in Italia, sviluppatosi nel corso degli anni. Attenzione quindi ai film di oggi ma anche recupero dei materiali di ieri, dispersi in archivi cinematografici e televisivi. Previste sezioni per il backstage dei film italiani prodotti negli ultimi tre anni, l'omaggio ad un autore del cinema italiano ancora da definire, uno sguardo  sui servizi dei cinegiornali Luce e premi per fiction, metacinema e contenuti extra.
Lavorerà anche una una giuria tecnica, composta da: Pierre Todeschini (Direttore di Annecy Cinema Italien), il critico Lorenzo Pellizzari e la regista Antonietta De Lillo, che assegnerà il premio del valore di 1.000 euro.  La cerimonia di premiazione avverrà sabato 14 aprile alle ore 18, presso la sala rossa del Centro Culturale San Biagio. Per iscriversi, gratuitamente, occorre compilare il modulo sul sito www.sanbiagiocesena.it o contattare lo 0547.355725


domenica 1 aprile 2007

 Tre mercoledì dedicati al cinema africano


Pellicole in nero

L'11 aprile si proietta "Mooladè"

Nelle profondità dell'Africa, sei bambine scappano in un villaggio per sottrarsi all'escissione (la Salindé), il rito della purificazione, che altro non è che l'atroce pratica dell'infibulazione. E' l'inizio di "Mooladè", film che apre la terza rassegna di cinema africano in programma alla sala San Luigi per tre mercoledì, a partire dall'11 aprile, con inizio sempre alle 20,30. Le altre due pellicole sono "Barakat", viaggio on the road al femminile nell'Algeria sconvolta dal fondamentalismo islamico, e "Sankofa", viaggio onirico nel passato del popolo etiope. I film saranno presentati da Mariam Noelle Souare (Costa d'Avorio) e Moor Khoudia N'gueye (Senegal).  L'iniziativa è realizzata con la partecipazione di Associazione centro ascolto e Prima Accoglienza "Buon Pastore" Onlus; Centro per la Pace "Annalena Tonelli"; Comitato per la lotta contro la fame nel mondo; COE (Centro orientamento educativo) e VIS (Volontariato internazionale per lo sviluppo dei salesiani). Biglietti interi 4,50 euro, ridotti 3,50 euro. Per informazioni: www.salasanluigi.it, tel. 0543 370420.

domenica 25 marzo 2007

300


Pretendere di fare riscrivere a Frank Miller la storia delle Termopili è come affidare a Robocop il ministero degli Interni.

L'autore di fumetti americano – assurto alle cronache cinematografiche per il discutibile Sin City – conosce tutti i mezzi e mezzucci per tenere avvinto il lettore alla pagina disegnata. Le sue storie, dalla riscrittura di Devil in poi, sono sempre popolate di supereroi tormentati, nemici tanto potenti quanto abietti, tonnellate di violenza, teste rotolanti e valanghe di sangue e sesso, possibilmente perverso. Pura exploitation, dunque, destinata a solleticare gli istinti più bassi, ed è ridicolo affermare altrimenti, anche se per molti appassionati di strisce Miller ha la valenza di un semidio.

Tutti gli elementi dello stile dell'autore di "Batman: anno uno" li ritroviamo in "300", peplumaccio firmato da Zack Snyder con abbondante uso di computer grafica ed effetti speciali. Il film – campione di incassi in America - ha suscitato alte polemiche per i suoi presunti collegamenti con la situazione internazionale.

In realtà leggere in questa graphic novel, scritta nel 1995, una metafora dello scontro tra Usa e Iran è un'operazione capziosa e un po' irritante. Come pretendere che stare seduti due ore di fronte a degli omaccioni depilati in mutande sia il massimo della virilità.

giovedì 15 marzo 2007

 Si parte il 15 marzo al cinema Apollo


Re/Visioni risorgimentali

Rassegna organizzata da forCINE


Il cineclub forCINE torna a proporre le sue "Re/visioni" sulla scia
delle mostre organizzate al San Domenico, passando quindi dal
Rinascimento di Palmezzano al Risorgimento di Silvestro Lega. Si parte
all'Apollo giovedì 15 marzo con "Il resto di niente", che la regista
Antonietta De Lillo ha tratto nel 2004 dall'omonimo romanzo di Enzo
Striano. E' la storia di Eleonora Pimentel Fonseca, una delle
protagoniste della rivoluzione giacobina che diede vita alla breve ma
intensa esperienza della Repubblica di Napoli sul finire del XVIII
secolo. Esattamente una settimana dopo, alla sala Foro Boario, si
potrà assistere alla proiezione del curioso "Le cinque giornate",
girato da Dario Argento e interpretato da Adriano Celentano. In
programma nelle settimane successive "Bronte, cronaca di un massacro
che i libri di storia non hanno raccontato", "La presa di Roma",
"1860", "Un garibaldino al convento" e "Fuori uno sotto un altro…
arriva il passatore". L'ingresso è libero per i soci forCINE, mentre
costa cinque euro per tutti gli altri. Per informazioni e programma

sabato 3 marzo 2007

 Sinergie in centro storico a Faenza

Quando Forlì fa senza


Cinema e cena a dodici euro

Sarà Forlì, e non Faenza, per una volta a fare "senza". Questa settimana,
infatti, vi segnalo una interessante iniziativa nella cittadina manfreda,
dove al suon dell'allettante slogan “Un piatto, un bicchiere di vino e un
bel cinemino” è possibile mangiare in uno dei locali convenzionati del
centro storico e poi godersi una pellicola “cult” al cinema Italia. Il
tutto a soli dodici euro. La rassegna è partita a gennaio, ma ci sono
ancora due appuntamenti utili: il 12 marzo con “Lo zio indegno”,
tragicommedia gassmaniana firmata da Franco Brusati, e il 19 marzo con
“Don Juan De Marco, maestro d'amore”, memorabile duetto tra Johnny Depp e
Marlon Brando. Lo spettacolo unico è alle 21,40. I ristoranti
convenzionati sono Osteria della Sghisa, Spaghetti Notte, Osteria Sant
Agostino, La Segreta, Osteria del Mercato, La Credenza, Osteria
BiancoDivino, Zingarò. L'iniziativa è ammirevole soprattutto se si pensa
che non è isolata, a dimostrazione che i centri storici, se le
associazioni di categoria non si fossilizzano su posizioni di retroguardia
e creano sinergie, possono avere un futuro imprenditoriale quanto e più di
iper e multisala. Per informazioni: www.cinemaincentro.com

lunedì 26 febbraio 2007

Borat

Cosa sai tu del Kazakhstan?

La comicità demenziale, quando è ben fatta, ha una caratteristica: apre squarci nella realtà, rovescia le prospettive, sospende il giudizio della mente come nemmeno un Gourdjeff avrebbe saputo fare. Chi non ricorda la scena della hostess con la chitarra nell'Aereo più pazzo del mondo? Vale venti sermoni di Osho, almeno.

D'altro canto, in un genere di pura exploitation, è facile cadere nella volgarità fine a se stessa, e non è che per forza si debba dare nobiltà teorica a ciò che nasce esclusivamente per fare soldi.

Ora, da che parte sta "Borat"? Questo finto documentario a basso budget (sottotitolo: Studio culturale dell'America a beneficio della Gloriosa Nazione del Kazakhstan, ma la traduzione non rende fede allo sgrammaticato originale) è prima di tutto un film disgustoso, in grado di mettere in imbarazzo chiunque. Non c'è tema, situazione o parola oscena che Sacha Baron Cohen, il comico inglese che dà vita al personaggio, risparmi al pubblico nella lunga sequela di candid camera che costella il suo viaggio negli Stati Uniti.

Borat è razzista, antisemita (ma Baron Cohen è ebreo), sessista, tragicamente sboccato, e trae il peggio da ogni persona che intervista nel tentativo di mandare in corto circuito i meccanismi del "politically correct". Detto questo, ci sono due modi per vedere il film. Il primo è lasciarsi trascinare nel meccanismo coprolalico, spegnendo il cervello e abbandonandosi ai lazzi. Il secondo è di provare a lasciare perdere l'offensiva volgarità, con la consapevolezza che in realtà è Borat, dall'altra parte dello schermo, a ridere di noi. In fin dei conti, cosa sappiamo noi, del Kazakhstan?

domenica 18 febbraio 2007

La cena per farli conoscere


Un compromesso a volte serve

Essere un "professionista" significa una cosa molto semplice: vivere del lavoro che si svolge. Il dilettante, dal canto suo, lo fa per divertirsi. Niente di male, ma è una cosa un po' diversa. Poi ci sono quelli che si atteggiano: lavorano senza compenso, ma non si divertono (ognuno ha le sue perversioni). Criticano i professionisti, perché vorrebbero disperatamente fare parte della categoria, e l'accusa preferita, di solito, è quella di scendere a compromessi.

Mi venivano in mente queste considerazioni guardando l'ultimo film di Pupi Avati, "La cena per farli conoscere", dove il protagonista Sandro Lanza (Diego Abatantuono) accetta persino di partecipare a un reality show intitolato "Fogne" pur di continuare a lavorare. Lanza non è un santo: mezzo puttaniere, vanesio, totalmente ingestibile, tanto che le tre figlie (Vanessa Incontrada, Ines Sastre e Violante Placido) decidono di organizzargli un incontro al buio per "sistemarlo" dopo un tentativo di suicidio.

Nonostante le buone premesse "La cena per farli conoscere" non è una delle migliori opere di Avati, che pure rimane un gran professionista. Troppo spesso il regista si rifugia nella voce fuori campo per cercare di dare unità alla vicenda, un po' sconclusionata, e troppo spesso gli attori (a parte Abatantuono) faticano a seguire la presunta intensità dei personaggi. Il problema principale è che gli stessi toni di tutta la filmografia del cineasta emiliano si innestano in una vicenda che avrebbe avuto forse bisogno di una chiave diversa. Un compromesso in più che avrebbe reso migliore la pellicola. ( cinemilio.blogspot.com)

martedì 13 febbraio 2007

Le luci della sera


Triste, splendida Finlandia

Recitazione antinaturalistica, paesaggi urbani alieni, gli scantinati di una Helsinki fredda, dura e incomprensibiile come l'atrio di una banca: l'estetica dei film di Aki Kaurismaki è tanto riconoscibile quanto la sua poetica, tutta rivolta a indagare l'animo di chi vive al margine. A volte alle umiliazioni segue il riscatto, come in "L'uomo senza passato".

Altre volte no, ed è questo il caso di "Le luci della sera", un film spietatamente pessimista, quasi manicheo nella rappresentazione dei rapporti di forza tra le persone e le classi sociali. Koistinen, il protagonista, lavora come guardia giurata in un centro commerciale. E' solo, e forse non ha mai avuto una donna. Un giorno viene avvicinato da una ragazza bionda, che gli fa credere di essere interessata a lui. In realtà è una scusa per sottrargli i codici dell'allarme e compiere un furto di cui lo stesso Koistinen verrà accusato.

Ultima parte di un'ideale trilogia dedicata ai perdenti, "Le luci della sera" non è un film facile, né consolatorio. Potrebbe essere un film muto, e infatti si ispira apertamente a Chaplin nella ricerca delle inquadrature, nella regia degli attori e, come è stato fatto notare, nella capacità di concludere con un happy ending triste. Da vedere, sapendo che vi lascerà il magone.

sabato 3 febbraio 2007

La ricerca della felicità

L'incubo americano

Io lo odio Gabriele Muccino. Non solo fa il mestiere che chiunque si occupi di cinema vorrebbe fare. Non solo ha firmato alcuni dei film di maggiore successo degli ultimi anni in Italia. Non solo ha lanciato come attore un parente a cui mancano sette consonanti e due vocali, l'antitesi stessa della dizione. Non solo. No, adesso se ne vola a Hollywood, fa un film con una star come Will Smith e vende una marea di biglietti, al di qua e al di là dell'oceano. “La ricerca della felicità” è il tipico film che un critico non può fare a meno di odiare. E' cinico, manipolatorio, asfittico nella sua riproposizione di tematiche viste e riviste. I sogni degli sfigatissimi eroi di Muccino sembrano usciti da un corso di autostima per corrispondenza. Il padre prima dice al figlio “Se hai un sogno, tu lo devi proteggere. Se vuoi qualcosa, vai e inseguila”, poi finisce in galera perché non ha pagato una multa e il fisco gli rasa a zero il conto corrente. La felicità coincide con una giacca, una cravatta e un lavoro da squalo in un acquario di squali. Un incubo, più che un sogno americano. Però Muccino tecnicamente è un genio, è veramente bravissimo. Riesce a tenere alta la tensione con una storia triste triste di terza mano, la solita sceneggiatura di riscatto del perdente. E poi quanti italiani sono riusciti a girare un film in America dopo Sergio Leone, con una star come Will Smith? Io lo odio Gabriele Muccino.

domenica 28 gennaio 2007

The Prestige

Ossessione e illusione


Ossessione e illusione: i due temi cardine di Christopher Nolan (Memento, Batman begins) rivivono anche in “The Prestige”, thriller ambientato fra i teatri e le malìe della Londra vittoriana. Protagonisti due prestigiatori rivali, Borden e Angier (Hugh Jackman e Christian Bale), uniti dall'ossessione per la propria arte e da un evento luttuoso: la moglie del primo morì durante l'esecuzione di un trucco a causa della colpevole temerarietà del secondo. Decisi a rubarsi segreti e fama i due scatenano una guerra privata per sottrarsi la tecnica del “trasporto umano”, ovvero il passaggio istantaneo da una parte all'altra della scena. Servirà un sosia o una vera magia?

Il film è divertente e vale la visione. La narrazione a piani temporali alternati, i colpi di scena a ripetizione, le atmosfere opportunamente dark e il cast di alto livello (Robert Caine, Scarlett Johansonn e David Bowie sono comprimari di lusso) tengono alta l'attenzione del pubblico fino al “prestigio” del titolo, lo svelamento del trucco. Ma qui, senza bisogno di palesarlo, il meccanismo della sceneggiatura si rompe, e irrompe solenne il nonsense. L'illusione, come può spiegare ogni buon prestigiatore, non c'entra nulla con la magia. Figurarsi con la fantascienza.

domenica 14 gennaio 2007

 Tutti i lunedì al Saffi d'Essai


In cerca di visioni

Torna la rassegna dedicata ai "Film mai visti"

Tornano al Saffi d'Essai i "Film mai visti", rassegna che ogni lunedì propone i migliori film della stagione cinematografica trascurati dalla normale programmazione. Il primo appuntamento utile di gennaio è per lunedì 22, con "Grizzly man", storia dell'ambientalista appassionato di orsi Timothy Treadwill, ucciso insieme alla sua ragazza proprio da un gigante bruno. Lunedì 29 "Viaggio alla mecca", del regista marocchino Ismaël Ferroukhi, mette a confronto utilizzando lo schema del road movie due generazioni di musulmani profondamente divise tra loro. Il 5 febbraio è la volta del tragicomico viaggio a ritroso nella Romania di Ceaucescu narrato in "A Est di Bucarest". La settimana successiva "Requiem", vincitore dell'Orso d'argento all'ultimo festival di Berlino, racconta la drammatica storia di una ragazza epilettica nella Tubingha degli anni Settanta. Il 19 febbraio si proietta "Born into Brothels", documentario che ha vinto l'Oscar mostrando l'infanzia negata dei tanti bambini nati nel quartiere a luci rosse di Calcutta, molti dei quali sono figli delle prostitute del luogo. Si chiude il 26 febbraio con "Cambio d'indirizzo", commedia dei triangoli amorosi firmata da Emmanuel Mouret. Spettacoli in Sala 100 ore 20.30 e ore 22.35 circa. Per informazioni: Tel. 0543.84070.

domenica 7 gennaio 2007

Giù per il tubo (Flushed Away)


Forma e sostanza


Il mondo dell'animazione è ormai diviso in due. Da un lato c'è chi rimpiange i bei vecchi tempi in due dimensioni, patrimonio di Dumbo, Biancaneve, ma anche di classici moderni come il Re Leone, espressione, si dice, di artigianalità e sentimenti più “umani” Dall'altro ci sono circa sei miliardi di abitanti del pianeta ormai assuefatti alle meraviglie digitali di Shrek e affini. A mettere tutti d'accordo, finora, c'era solo lo studio inglese Aardman, divenuto famoso per la serie di Wallace e Gromitt e per molti altri piccoli miracoli di plastilina interamente realizzati a mano, fotogramma per fotogramma.

Ora anche Aardman ha ceduto alle lusinghe dei pixel e da un lato ciò rappresenta una delusione, dall'altro una sorpresa. “Giù per il tubo”, infatti, è l'opera meno visiva di Nick Park e soci. I computer di Dreamworks, per quanto onnipotenti, non consentono ancora lo stesso impatto del passo uno, tecnica che ha l'età di Méliès e che ha consentito alla “Maledizione del coniglio mannaro” di vincere un Oscar. Allo stesso tempo “Giù per il tubo” è un film molto, molto divertente, ricco dello stesso humour surreale e tipicamente british che abbonda nei precedenti lavori della casa.

Conclusione? La forma non è sostanza: apprenderla significa seguire la via per un significato. Aardman, come un vecchio maestro di arti marziali, può permettersi di trascenderla. Sono in pochi.

barcamp Romagna