Cappuccetto rosso e gli insoliti sospetti
Signori, i bambini son tornati. E non sto parlando di quelli finti della televisione, nossignori. Sono quelli veri, col moccio al naso e le croste alle ginocchia, perenni come le nevi del Cervino.
Basta guardarsi intorno al parco, la domenica, per capire che la generazione degli anni ’70 ha cominciato a far figli. Sono dappertutto. Persino al cinema, a guardare i cartoni animati, un genere che sembrava destinato a diventare esclusiva di coppiette e scoppiati in fase regressiva.
Ma i bambini questo non lo sanno: persino una evidente parodia come “Cappuccetto rosso e gli insoliti sospetti”, ispirato al film-cult di Bryan Singer, diventa l’occasione per divertirsi in allegria.
Il cinefilo basisce, perché i bambini non colgono il raffinato moltiplicarsi delle angolazioni del racconto, né si curano del fatto che l’ironia dietro alcune situazioni sia in effetti un po’ logora.
I bambini non sanno che questo è il primo film prodotto dai fratelli Weinstein dopo l'uscita dalla Miramax, e non comparano nemmeno la qualità dell’animazione rispetto a un altro classico della parodia come Shrek.
Ridono della capra canterina e basta, mentre i padri e le madri, distrutti, dormono e lasciano al pubblico pagante il discutibile piacere di educare la prole altrui a non piantare i cari piedini nella schiena del vicino. Insomma, mai visti tanti bambini a vedere un film per bambini. Era ora, lasciatemelo dire.
Nessun commento:
Posta un commento